Nel mio stomaco, vorrei conservare la luce tiepida di quel pomeriggio d'autunno, con le nostre mani intrecciate su quel viale bordato di aceri. - Quanto sono belle queste tonalità di rosso? - I polmoni li riempirei con il respiro vibrante di quella sera di febbraio che annunciasti d'essere finalmente incinta. - Secondo te sarà maschio o femmina? - Nel mio cuore, ci metterei lo stupore dei nostri bambini, impavidi e curiosi, alla scoperta delle piccole cose. Come quel giorno che trovammo uno scorpione gigante nascosto sotto i vasi del terrazzo. - Hai paura anche tu? - Nel fegato ci starebbe bene la quiete dei nostri lunghi inverni, fra i crepitii della stufa a legna e il profumo d'alloro e di ginepro sulle tue mani indaffarate. - Domani, vuoi che cucini io? - E poi nei reni, soprattutto lì, vorrei metterci quella forza e quel coraggio che nasce dall'arte e che, nell'arte, traccia tutte quelle belle domande, così strane e così impossibili. - Pensi che ce la faremo? -