Contenitore (a Cristina B.)

Nel mio stomaco,
vorrei conservare la luce tiepida
di quel pomeriggio d'autunno,
con le nostre mani intrecciate
su quel viale bordato di aceri.

- Quanto sono belle queste tonalità di rosso? -

I polmoni li riempirei
con il respiro vibrante
di quella sera di febbraio
che annunciasti
d'essere finalmente incinta.

- Secondo te sarà maschio o femmina? -

Nel mio cuore,
ci metterei lo stupore dei nostri bambini,
impavidi e curiosi,
alla scoperta delle piccole cose.
Come quel giorno che trovammo
uno scorpione gigante
nascosto sotto i vasi del terrazzo.

- Hai paura anche tu? -

Nel fegato ci starebbe bene
la quiete dei nostri lunghi inverni,
fra i crepitii della stufa a legna
e il profumo d'alloro
e di ginepro
sulle tue mani indaffarate.

- Domani, vuoi che cucini io? -

E poi nei reni, soprattutto lì,
vorrei metterci quella forza
e quel coraggio
che nasce dall'arte e che, nell'arte,
traccia tutte quelle belle domande,
così strane
e così impossibili.

- Pensi che ce la faremo? -

Per finire, nel cervello
vorrei mettere al sicuro
i germogli
delle più fragili speranze.
Protetti dalle pareti
dei nostri volti
che continuano a cercarsi.

- Sono qui. -

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