Riporto qui di seguito l'analisi e le belle parole di Elis Colombini pronunciate il 18 settembre 2015 alla Rocca di Vignola (MO), in occasione dell'assegnazione del premio come 4° classificato assoluto al primo concorso letterario nazionale "Terra di Guido Cavani".
Solo da una decina di giorni ho saputo
quale racconto devo oggi premiare e con piacere ho l'onere di
assegnare il 4° premio a un testo che ho apprezzato e ben votato
nella fase di stesura della classifica.
Con maggiore piacere imparo ora –
perché fino ad oggi anche per noi della giuria, è stato un mistero
''l'ordine di arrivo'' – che l'autore è uno scrittore da me
apprezzato in altre occasioni, e questo vale anche come conferma
delle sue capacità narrative.
Da una analisi dei racconti giunti in
finale si rileva che i temi e le problematiche narrate si
concentrano
a grandi linee su alcuni argomenti:
. la morte = 7 racconti
. l'età avanzata e la vecchiaia = 4
. le problematiche psicologiche = 2
. il lavoro = 2
- Tra i personaggi dei racconti noto
con piacere che ci sono anche un tipografo e un libraio. -
Ma veniamo a noi:
Elis Colombini - foto di Matteo Ranuzzini - |
il racconto la voce di Anna
affronta il tema della morte di una adolescente – il primo amore
della voce narrante – e il travaglio psicologico che ne deriva
nell'accettarla e nel rendersi conto che la distanza che inizialmente
riguarda i corpi materiali, col tempo diventa anche distanza della
memoria, dimenticanza e senso di colpa.
Il testo inizia con una onirica
descrizione di Anna, una ragazzina di paese, 14 anni, conosciuta tra
i banchi di scuola e poi oggetto del primo amore, delle prime
emozioni, incertezze, ansie, piaceri, illusioni d'eternità...
«Ma la vita è un treno che
sferraglia impazzito sempre sul punto di deragliare...» e il
paesaggio che li vede vivere sereni si incupisce. La ragazza muore di
una rapida quanto inesorabile malattia, la primavera velocemente
diventa autunno, «Anna è una nostalgia appuntita sullo sfondo
di un nuovo inverno».
A far da quinta a questa vicenda un
paese e un paesaggio della nostra pedemontana, Riccò, che si
affaccia su quell'altro paese e paesaggio narrato da Guido Cavani:
Pazzano, entrambi all'ombra di un castello simbolo di speranza o di
timore, sotto un cielo azzurro attraversato da «una nuvola
pallida» dalle forme che attendono di essere per gioco
interpretate.
E da questo autore il racconto prende
molti riferimenti biografici e tematici.
Il tempo scorre inesorabile,
irraggiungibile, non si ferma neanche dopo la morte delle persone
amate, e gli avvenimenti hanno cambiato il paesaggio reale e
narrativo, i paesi si sono trasformati, e i luoghi della memoria sono
ormai irriconoscibili, «un groviglio di solitudini».
«Anna non esiste più se non
nella memoria» che a sua volta vacilla nello scorrere delle
situazioni che si sovrappongono e schiacciano brani di vissuto,
emozioni, propositi, lasciando solo un senso di colpa amplificato
dalla certezza di non riuscire a far rivivere, neanche in un
racconto, la persona amata e persa. «Scavo nei pensieri ma non
trovo la sua voce, non riesco a raggiungerla» dice il
narratore.
Come dicevo il testo fa rivivere
passaggi della vita terrena e letteraria di Guido Cavani: il
dramma della morte della giovane e amata EB, il dramma
dell'incomprensibile strappo, il dolore dell'abbandono, la solitudine
delle relazioni, l'ambiente ostile, il paesaggio prima indifferente e
poi protagonista trasfigurato delle persone che lo hanno attraversato
e vissuto, la memoria che tradisce, ecc.
L'autore di questo racconto è capace
di riprendere queste emozioni e dolori e di riproporli in una
narrazione semplice e lineare, con venature e lampi di poesia, con
una narrazione profonda come un solco scavato da un implacabile
aratro nella terra, carne viva, capace di rimarginare le ferite, ma
non di cancellare quella livida malinconia che fa da inesorabile
sfondo ad ogni vita, ad ogni paesaggio, anche se spesso non la si
vuole vedere.
Terra che rivoltata dal luccicante
vomere mette sotto ciò che era sopra e fa nascere nuova e fresca
vegetazione in superficie, ma che alla fine non dimentica cosa ha
nascosto, reso invisibile e apparentemente irraggiungibile, anzi, lo
ripropone come fertile humus vitale.
Per queste motivazioni riteniamo il
racconto e questo autore meritevole di attenzione e di questo premio.
Grazie.
Elis Colombini
- Leggi il racconto: "La voce di anna".
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