Salvatore e l'accendino
Come
di norma mi ritrovo in cantiere con Salvatore, e fin qui niente di nuovo.
C'é una novità
quest'oggi nella sua vita però, e vuole rendermi partecipe: lo
vedo nei suoi occhi vispi come mai prima d'ora. La certezza di ciò poi, mi
arriva quando conficca energicamente il badile nella collinetta di
sabbia di fronte alla betoniera e, sbattendosi le mani impolverate di
calce, mi chiede: "Emanuè, non fumi oggi?"
"No
Salvatore, non le ho acquistate, sto cercando di calare..."
"Ne vuoi
una?"
Penso debba essere
qualcosa di veramente importante questa novità, di davvero
importante, perché offrirmi una sigaretta è una cosa che non fa
mai, e quelle poche volte che lo fa è perché gliela chiedo
insistentemente. 'Offrire' poi è un parolone dato che, quando cede e
me la dà, prontamente aggiunge "ricuordati di portare i conti
domani, altrimenti non te do chiù nient!"
Questa volta pare
davvero che mi voglia omaggiare di una delle sue preziose Winston
rosse, e allora accetto nonostante mi sia promesso di fumare solo
alla sera davanti ad un boccale di birra.
Me la porge e me
la infilo in bocca, poi teatralmente dal taschino dei pantaloni
estrae un accendino, un accendino normale, all'apparenza.
Non è così.
"Emanuè,
chist accendino è spesciale" dice subito.
"Ah si? Che
fa? La fiamma colorata?" Suppongo scioccamente.
Salvatore nel
sentirmi cambia espressione: s'incupisce. Le pieghe del viso mostrano
l'offesa alla sua intelligenza, il torto subito.
"Ecchè sono
sciemo che m'accatto n'accendin ca fiam cuolorat?"
"Ah no,
scusa..." e abbasso la testa in segno di pentimento.
"Chist
accendin Emanuè, è spesciale perché tiene dentro a figa con uno
che ci mette il cazz arint a figa"
Qualche
secondo di pausa. Devo farmi un'idea delle cose.
“Come
hai detto scusa? Temo di non avere compreso” dico.
“Emanué,
ma tu non capisci mai niente?”
“Sono
un poco lento, non farmene una colpa...”
“Vieni
con me” mi dice tutto serio.
Ha
l'aria di un mafioso pronto a farmi una proposta che non potrò
rifiutare.
Salvatore
mi guida all'interno del garage dove abbiamo riposto le attrezzature
da lavoro, chiude la porta per creare oscurità, tira fuori
l'accendino e da esso esce un fascio di luce, guardo il muro e noto proiettata un'immagine
pornografica.
Ora
mi è chiaro il titolo dell'opera: “figa con uno che ci
mette il cazz arint a figa”.
Con
il primo termine 'figa' si descrive la procace donna
ritratta, quello che conclude il titolo dell'opera invece è il
termine specifico dell'organo della suddetta. Mentre 'uno che
ci mette il cazz arint' è la semplice ma efficace
descrizione dell'azione ritratta.
Sono
piacevolmente stupito e, Salvatore, nota e apprezza il mio stupore,
così mi fa notare una particolarità dell'alta tecnologia che
contraddistingue quello che per me, sciocco pagano, fino a pochi momenti prima era solo uno
stupido accendino: indietreggia e mi fa notare che magicamente l'immagine si ingrandisce.
"Mò
tiene 'na figa tanta aeh! Visto Guagliò!?"
Sono
stupefatto, mi volto nella sua direzione è dico sicuro: “Lo avrai
pagato almeno cinque euro un accendino così!”
Le
pieghe del suo viso tornano a mostrare l'offesa.
Dovrei
imparare a pensare prima di dar aria alla bocca. E infatti, scocciato mi
risponde: “Che sono sciemo che pago n'accendin cinque euro?”
“No!”
Rispondo sicuro, mica posso farmi vedere dubbioso.
“Ho
pagato chist accendin un euro dai cinesi! Vuoi che te ne accatt uno?”
“Lo
faresti?”
“Eh
ei eh! Dammi i soldi e te l'accatto!”
Gli
consegno un euro, unico superstite nelle mie tasche. Un segno del
destino di certo.
Usciamo
dal garage e tutto divertito gli dico: “Oh Salvatore, chissà
quante seghe che ti fai adesso!”
Lui
scuote la testa in segno affermativo e aggiunge: “Oh, la notte in
camera da letto quando a mujera dorme l'appizz sopra o soffitto e, con
a sinistra manteng l'accendin, con a destra manteng l'uccello!”
“Boiacan che furbo! Se ti becca tua moglie!”
“Oh
Johnny, son mica cose che deve sapere queste me raccomann, che dopo
pensa che sono spuorco”.
Quando
Salvatore si rivolge alla mia persona chiamandomi Johnny, solitamente vuol dire che il discorso si è elevato a qualcosa di serio. Vuol dire che si sta parlando
di cose importanti tra uomini veri, e gli uomini veri è noto a
tutti: sono di parola.
“Custodirò
questo segreto Salvatore” dico prontamente.
“Che
fai?”
“Non
lo dico a nessuno”
“Brèv”
risponde, in una ambigua tonalità nata dalla fusione di un accento
salernitano con quello modenese.
Faccio
per tornare al mio lavoro, poi sento chiamarmi nuovamente.
Mi
volto.
Salvatore
è già di fronte alla betoniera, con il badile in mano, la sigaretta a metà. Lo
sguardo un poco minaccioso. Pare un Clint Eastwood di Leoniana appartenenza.
“Me
raccomann di un'altra cosa Johnny..."
"Dimmi
Salvatore"
"Domani
porta i conti, o di sigarette nun te ne do chiù. Mai chiù”.
Per un attimo si, mi ero illuso di potermela cavare.
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